Michel Bras | Tavole Accademiche

Ogni bambino cresce con un idolo, un simbolo, una persona che inevitabilmente diventa punto d’ispirazione. Io quel momento lo ricordo bene, come fosse ieri. Era da poco che avevo capito che il cibo sarebbe diventato la mia vita e come accade sempre quando ti appassioni follemente di qualcosa passavo ore, a volte anche giornate intere, su video di cucina per cercare di far mio l’intero sapere gastronomico.
Era lì piccolo, magro, con quei fantastici occhiali tondi. Lui non cucinava, danzava. Trattava quegli ingredienti quasi con pia sacralità. Colori veri, forme naturali e sapori armoniosi. Stavo guardando arte e non me ne rendevo conto. Michel Bras.

Michel Bras è lo chef impressionista che per primo ha dipinto sul piatto il paesaggio che lo circondava. Eleganza, leggerezza e panismo. Il cuoco che diventa un tutt’uno con la natura rispettandola ed esaltandola, creando piatti che sono l’immagine e la voce del suo territorio. Le sue ricette diventano riflesso di momenti vissuti, in cui l’ingrediente è diretto, vero, vivo.
La natura è l’ingrediente, l’ingrediente è il piatto, il piatto è l’opera d’arte.

Uno chef autodidatta che ha sentito la necessità di tradurre le sue emozioni in cucina. Emozioni che sono frutto dell’osservazione e contemplazione della regione dell’Aubrac. Scoprire e amare un prodotto, rispettarlo, osservarlo, toccarlo, odorarlo, impegnarsi nel capire la sua identità. Questa è il pensiero impressionista di Michel Bras.

Andrò in Francia, ci andrò sicuramente, per vivere e capire meglio il suo territorio e la sua cucina. Per ora è venuto lui qui, alle tavole accademiche di Pollenzo. Ed io sono il bambino più felice al mondo.

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Gianluca Bitelli

Giovanni Passerini

Agrodolce Da Roma per Parigi fino alle tavole accademiche di Pollenzo

In questi giorni nelle cucine dell’Università di Pollenzo a dirigere l’orchestra è lo chef Giovanni Passerini. Iniziato il suo percorso lavorativo tra i fornelli del bistrot romano “Uno e Bino”, decide di muovere il suo pensiero gastronomico verso la Francia. Passati alcuni anni tra le cucine di Alain Passard e di Pettern Nillson, il 25 febbraio del 2010 lo chef italiano decide di dare vita al “Rino”. Questo ristorante diventato punto di riferimento nel panorama dei “bistrot d’autore” della capitale francese, spegne i fornelli nel 2014, anno in cui lo chef decide di chiudere il locale. Con in mente qualche progetto per il suo nuovo ristorante ora è qui, tra i banchi dell’università di scienze gastronomiche, cercando come ha sempre fatto nel corso della sua carriera di cucinare con semplicità e immediatezza per noi studenti.

Tra i piatti proposti durante la settimana uno dei più intensi e geniali è stato, senza dubbio, l’uovo cotto (in guscio) a bassa temperatura con frattaglie di pollo. Questo piatto era composto da una base di verdure saltate, un uovo cotto a bassa temperatura e un brodo di pollo e frattaglie. In questa ricetta la grande abilità dello chef è stata proprio quella di creare un connubio perfetto di sapori, attraverso un bilanciamento perfetto di ingredienti, che già di per sé, hanno sapori molto intensi.

Quella di Giovanni Passerini è una storia che vale la pena raccontare, perché è la storia di un ragazzo che da autodidatta ha realizzato se stesso nella cucina, trovando, appunto, nella gastronomia quell’evasione creativa che aveva sempre tenuto nascosta. Una storia non ancora stellata, ma chi può dirlo…

 

Piccolo inciso: le tavole accademiche sono un progetto nato all’interno dell’università di Pollenzo per dare la possibilità a noi studenti sia di mangiare piatti d’autore durante la pausa, sia di entrare direttamente in contatto con persone che il mondo della gastronomia lo vivono quotidianamente. In questo modo il cibo non resta solo carburante ma diventa un momento fondamentale nella giornata dello studente, il quale oltre ad avere davanti un piatto cucinato da uno chef, ha anche davanti il pensiero di questo chef e la filosofia che si nasconde dietro alla sua cucina.

Gianluca Bitelli