Contraste | Matias Perdomo

Guardare la propria immagine riflessa in uno specchio può essere allo stesso tempo il gesto più naturale del mondo ma anche il più intimo e complesso;

di fatto, se lo si fa con spirito critico, è uno di quei rari momenti in cui ci si toglie la maschera e si resta da soli in un universo chiuso dove la personalità viene messa a nudo e ciò che resta è il più primordiale tra gli istinti: il gusto.

 

L’esperienza da Contraste, inizia proprio con uno specchio. Ma, per una volta non sei tu a indagare la tua anima, ma è qualcuno altro da te che entrando in punta di piedi nella tua testa riporta sotto forma di piatti la tua personalità.

Lo chef in questa idea di cucina è un esploratore dell’anima delle persone, un ricercatore di emozioni nascoste ma soprattutto un abilissimo trasformatore di materie prime.
(Anche solo concettualmente l’idea di modificare piatti rispetto ad esigenze e gusti di ogni singolo cliente risulta molto complesso. Pensate praticamente cosa voglia dire.)

Quando si entra da Contraste è facile intuire cosa starà per succedere.
Una scultura, che sembra quasi uscire dalla parete, indica in modo inequivocabile la strada: zitto, rilassati e mangia.
Da lì in avanti, l’empatia diventa la bussola con cui orientarsi, mentre una breve ma precisa chiacchierata con il maître segna il percorso.
Poi è Matias Perdomo con gli altri ragazzi della cucina a prendere in mano la situazione. I gusti del cliente utilizzati come tempera vengono scagliati con cruda brutalità su una tela. Il risultato di questa avanguardia impressionista è una cucina brillante e diretta in cui è l’inaspettato a smuovere l’animo.
Si cammina per 12 piatti su un filo sottile che separa il nuovo dal noto, e dove cadi cadi finisci per godere.

 

Tornando allo specchio, ricordo di aver letto un libro di Amélie Nothomb dal titolo Biografia della fame. In un frammento di questo libro la scrittrice racconta che mangiando davanti ad uno specchio e vedendo la sua immagine compiaciuta riflessa provasse un godimento ancora maggiore.
Ecco, da Contraste succede più o meno la stessa, ma lo specchio è il piatto stesso che, raccontando e dunque riflettendo una parte di te, rende il piacere provato ancora superiore.

 

Che poi forse la statua mi stava dicendo di tenere il segreto, ma io i segreti non li ho mai saputi tenere e quindi vi ho raccontato tutto lo stesso.