Il mio primo corso di cucina

Mi sembrava doveroso da parte mia parlarvi della mia prima esperienza culinaria, che oltre ad avermi insegnato nuove tecniche mi ha dato la possibilità di conoscere il meraviglioso mondo Slow Food.

Sembra ieri che un po’ timido e tubante varcavo per la prima volta le porte di Eataly, posto che ora considero la mia seconda casa.

Il corso “Cuochi si diventa” si divide in 8 lezioni una per ogni argomento (carne, pesce, pasta, frutta, verdura, dolci), l’obbiettivo è quello di insegnare a trattare al meglio ogni ingrediente sensibilizzando ognuno al buono, pulito e giusto (ossia all’utilizzo di prodotti locali e controllati).

La prima lezione “Teoria e tecnica in cucina” è stata utile per farmi avere un’idea generale di come si sta in cucina e di come si utilizzano i vari utensili, limitandosi per questa volta a preparazioni di base.

La seconda lezione “Le erbe aromatiche e gli ortaggi, le salse, I brodi e le creme” mi ha dato un primo assaggio della cucina da ristorante con preparazioni utili come base dei piatti che solitamente di mangiano al ristorante: brodi, fondi di cottura e così via.

La terza lezione “La pasta fresca e secca” è stato per me il vero inizio del corso, l’odore di basta fresca, lo chef che stendeva questa pasta gialla, hanno fatto scattare in me una scintilla che mi ha fatto azionare qualcosa nel mio cervello; indovinate un po’….. FOMM.

La quarta lezione “Le carni e la loro cottura” è stata una fantastica lezione, mi ha fatto scoprire carni che non conoscevo e tipi di cottura che non avevo mai visto, aprendomi un mondo sui possibili abbinamenti che si possono fare con la carne.

La quinta lezione “Pulire e sfilettare il pesce, i pesci e la loro cottura”; il nome parla da sé ho imparato a sfilettare il pesce ed a utilizzare pesci e tecniche di cottura che non conoscevo cosa vuoi di più!

La sesta lezione “Piccola pasticceria” mi ha messo a dura prova, infatti non essendo mai stato un grande amante di dolci non mi ero mai avvicinato a questo mondo; non sapevo cosa mi perdevo. Partendo da quella crostata di ricotta e visciole ora ogni domenica il forno di casa Bitelli sforna un dolce diverso.

La settima lezione “Pane, pizza e focacce” una delle più belle, con il viso e le mani sporche di farina ho imparato le tecniche della lievitazione e mi sono state date molte idee per interessanti finger food.

L’ottava lezione “Il menu: ideazione e abbinamenti” è stato il degno finale di un grande corso; divisi in quattro brigate da quattro persone, ogni gruppo si è occupato della preparazione di una portata e la giornata si è conclusa con un pranzo sociale di alta qualità che definirei BUONO, PULITO e GIUSTO.

Che dire in più, questo mondo e questo modo di intere la cucina mi hanno stregato e sono convinto che per quanto mi possa sforzare non sarò mai in grado di ringraziare abbastanza lo chef, Giorgio Baldari, e Eataly, perché loro mi hanno mostrato un mondo che non conoscevo così bene ma che spero possa diventare IL MIO MONDO.

 

Gnocchi di patate ricetta

Per parlare della preparazione della ricetta Gnocchi di patate bisogna riportare indietro la lancetta del tempo fino al Seicento, quando questo ingrediente venne portato in Europa dal Nuovo Mondo. Diffusi ormai in tutta Italia, hanno la loro terra madre nel Veneto, più esattamente a Verona dove il “Baccanale dello gnocco” vanta quattrocento e più anni di vita. La ricetta Gnocchi di patate classica vuole patate di pasta bianca e farinosa, per evitare gnocchi troppo compatti e collosi. I tuberi inoltre devono essere vecchi ma senza germogli e non avere subito gelate. Quella dello gnocco è una preparazione molto duttile che si presta molto bene a diverse lavorazioni: dallo gnocco ripieno a quello con le verdure, dal rotolo di patate fino al gnocco alla romana. Ma quella su cui ci focalizzeremo oggi è la preparazione base; quella fatta da patate e farina.

Il primo passo per uno gnocco perfetto consiste nel mettere a bollire le patate partendo da acqua salata e fredda, arrivati a cottura, bisogna procedere schiacciando le patate(naturalmente con uno schiaccia patate) direttamente sulla spianatoia. A questo punto alla purea ancora calda aggiungete la farina, la ricetta vuole che sia quella di grano tenero ma nessuno vi vieta di sperimentare. La dose indicativa dice 1 kg di patate e 2 etti e mezzo di farina, ma il segreto è quello di aggiungere poca farina alla volta fino a quando non vi sarete accorti di aver raggiunto la consistenza perfetta. Arrivati a questo punto bisogna formare un lungo cilindro ed iniziare a creare tanti pezzenti con un coltello tutti di uguali dimensioni ed infine passarli sui rebbi di una forchetta per dargli la forma caratteristica. Ora dopo aver fatto riposare i vostri gnocchi in frigorifero per almeno 15 minuti vi resta solo da tuffarli in acqua bollente e tirarli via appena saranno risaliti a galla.

La ricetta dello chef:

Oggi vi voglio dare tre belle ricette per fare un figurone con i vostri ospiti. Naturalmente tutti sapete che esistono tre diverse tipologie di patate quelle gialle, quelle viola e le patate dolci(caratteristico il loro colore arancione); l’idea è quella di sfruttare al massimo le diverse sfumature di sapore di questi tre elementi sposando ogni patata con il suo condimento perfetto.

Per la patata gialla non è stato così difficile infatti mi è bastato andare a ricercare nella mia memoria l’immagine di mia nonna che dopo aver fatto quegli gnocchi così perfetti li faceva saltare in padella con burro e salvia aggiungendo alla fine una manciata di gherigli di noce tritati finemente.

Invece la patata viola, sempre più utilizzata nelle grandi cucine dei nostri tempi, lo pensata con uno dei condimenti più tradizionali che io conosco: il pesto alla genovese (basilico, olio, parmigiano, aglio, pinoli e poco ghiaccio per evitare che si scurisca). La bellezza di questo piatto è la semplicità dell’ incontro di due ingredienti così lontani nel tempo tra loro: da una parte la patata viola, l’emblema della cucina moderna, la ricerca del bello, il nuovo che avanza, dall’ altra il pesto un condimento storico che dalla sua vanta quasi due secoli e mezzo di storia. Ecco questo è il bello della cucina l’incontro di due mondi, di due sapori che si uniscono e creano in bocca l’emozione di un momento, di un assaggio.

Per finire la patata dolce, forse quella che mi ha occupato più tempo, infondo si sa l’arancione non è facile da abbinare. A parte gli scherzi alla fine è bastato pensare che per bilanciare un sapore dolce come quello di questa patata fosse sufficiente creare un condimento più forte che andasse a tirare su di tono il sapore dell’elemento principale. E così ho pensato a questo sugo di pomodori datterini freschi con peperoncino, basilico ed una generosa spolverata di ricotta salata prima di servire.

Buon Appetito GLB