Jerry Thomas Project

Jerry_ThomasBasta dire Jerry Thomas Project per partire; un viaggio spazio-temporale che ci riporta direttamente a New York, in America, negli anni ’20, in pieno periodo Proibizionista.

Un Vicolo quasi buio, nel quale incuriosisce un portone nero. Senza insegne, solo un citofono. Una volta dentro tatuaggi molti, bottiglie troppe, ma spazio poco. Un posto in cui musica e luci portano indietro la lancetta. Benvenuti nell’ America del proibizionismo, quella del “Old School”, quella del Jerry Thomas.

I menù quasi superflui. Accade che ci si lasci trasportare da ragazzi che si trovano lì per vocazione; chiedono e analizzano gusti e preferenze per poi spiegarti gli equilibri, perché al Jerry Thomas non si tratta di cocktail ma di sapori.

Il drink è un equilibrio; un equilibrio estetico ed intellettuale di sapori ed emozioni, in cui tutto affascina ed incuriosisce: dal suggestivo modo di agitare lo shaker, alle bottiglie utilizzate, agli strani atteggiamenti di bartender, sempre rigorosamente barbuti e tatuati.

L’equilibrio che ho deciso di raccontarvi è quello del drink che ha scelto Gianluca, il Margarita 238, una rivisitazione del classico e celeberrimo cocktail a base di Tequila, al quale viene apportata un pizzico di intensità con il contributo del liquore al chinotto, ne risulta una sensazione avvolgente, non spigolosa come la versione più commerciale conosciuta da tutti. La crusta (il sale sul bordo del bicchiere) è una chicca, copre solo una parte, per lasciare al cliente la scelta.

Jerry Thomas Project, c’è poco da dire, dovrebbe essere una gita scolastica, qualcosa di obbligatorio, un accrescimento culturale necessario. L’unico problema è riuscire ad entrare.

Pierpaolo Bianco e Gianluca Bitelli